La Coppa di Licurgo è la straordinaria testimonianza della “Nanotecnologia” dell’epoca romana.
Circa 1600 anni fa gli artigiani romani furono i pionieri della nanotecnologia con la realizzazione della coppa di Licurgo.
Un artigiano romano aveva realizzato un’opera d’arte: la Coppa di Licurgo, un calice, che in base a come lo si illuminava cambiava di colore.
Gli scienziati hanno impiegato circa 40 anni per risolvere il mistero nascosto nel vetro del manufatto.
Questo effetto è la caratteristica del vetro dicroico.
Per ottenere questo effetto è necessario contaminare il vetro con nanoparticelle di oro o argento, disperse nel volume vetroso.
Non è chiaro come gli antichi Romani ottenessero il vetro dicroico, anche se è verosimile che l’effetto fosse ottenuto casualmente, non ricercato ma ottenuto per pure caso.
Tuttavia, la scoperta di altri manufatti di questo tipo, anche se ritrovati solo in frammenti, confermano che gli artigiani romani avevano compreso il meccanismo che contraddistingue il vetro dicroico.
Non è però sufficiente l’aggiunta di questi metalli per produrre quel particolare effetto ottico, se essi non formassero dei sub-microscopici cristalli, chiamati colloidi, responsabili del fenomeno di dispersione della luce.
L’aggiunta di metalli, o ossidi di metallo, non era una pratica sconosciuta ai vetrai romani, che realizzavano vetri rossi e marroni utilizzando il rame.
Colorare il vetro con oro e argento non doveva essere una consuetudine, molto probabilmente la magia del colore della Coppa di Licurgo si deve a un colpo di fortuna.
Per ottenere volutamente quel risultato occorreva controllare un gran numero di fattori, come la concentrazione dei metalli e la dimensione delle particelle, lo stato di ossidazione di alcuni elementi, il tempo e la temperatura di riscaldamento.
E’ improbabile che gli artigiani romani fossero in grado di controllare tutta questa serie di processi oltre 1.600 anni fa, e difatti la Coppa di Licurgo è un esempio eccezionale, uno degli oggetti in vetro tecnicamente più sofisticati prodotti prima dell’era moderna.
Ian Freestone, uno degli esperti che ha studiato la coppa, pensa che gli artigiani romani “erano altamente qualificati, ma non in nanotecnologie. Loro non sapevano che stavano lavorando su scala nanometrica”.
Questo tipo di calice, chiamato coppa diatreta, presenta una coppa interna liscia e una gabbia esterna decorativa, realizzata intagliando il vetro..
La decorazione della Coppa di Licurgo rappresenta il mitico Re Licurgo, colpevole della morte di Ambrosia, la ninfa che aveva allevato il dio Dioniso. Trasformata in un vitigno, Ambrosia avviluppa il re con i suoi viticci, fino ad ucciderlo, mentre Dioniso e due suoi seguaci assistono divertiti alla scena.
Sono circa cinquanta le coppe diatreta arrivate ai giorni nostri, ma solo pochissime ancora intatte.
La Coppa di Licurgo è l’unico manufatto romano in vetro dicroico completamente integro, “la coppa più spettacolare di quel periodo“.
La Coppa di Licurgo, fu acquisito dal British Museum negli anni ’50.
Fonte vanillamagazine.it
Fonte immagini: British Museum