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domenica 22 Dicembre 2024

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    L’ossidiana o l’oro nero (di vetro) della Preistoria

    L’ossidiana è uno dei principali indicatori dell’archeologia preistorica, un vetro vulcanico ricercatissimo nel bacino del Mediterraneo grazie alle sue molteplici qualità. Secondo la testimonianza di Plinio il Vecchio (I secolo a.C.), tale vetro naturale deve il suo nome al mercante e esploratore romano Obsius o Obsidius, che lo scovò in Etiopia.

    Appunti di geologia

    L’ossidiana appartiene alla categoria delle rocce magmatiche effusive: prodotto del rapido raffreddamento della colata lavica, ricca di silice. La celerità del raffreddamento preclude la formazione ordinata di un reticolo cristallino. Gli atomi assumono una disposizione caotica, amorfa, come in un liquido superviscoso.
    L’ossidiana si presenta dunque come un vetro naturale, del tutto simile a quello prodotto dall’uomo.

    Le qualità dell’ossidiana

    Tale vetro vulcanico fu fortemente ricercato dai popoli antichi, che ne apprezzarono due qualità: la lucentezza (su una colorazione prevalentemente nera, ma anche verde, blu e rossa, a seconda delle tipologie di ossidi presenti), che lo rendeva un materiale perfetto per la realizzazione di monili; e la tendenza a rompersi con una struttura curva e liscia, generando bordi estremamente taglienti, utili per la produzione di lame e punte di armi. 

    Un indicatore delle rotte commerciali del mondo antico

    L’estrazione dell’ossidiana si diffuse in numerose regioni, soggette ad eruzioni vulcaniche riolitiche, ossia ad alto contenuto di silicio. E il Mediterraneo divenne uno dei centri nevralgici per il suo commercio, grazie alla presenza di giacimenti in località quali Lipari e Pantelleria in Sicilia e il Massiccio del Monte Acri in Sardegna.
    A partire dal 6000 a.C., l’ossidiana venne estratta in blocchi dalle colate laviche e trattata per la realizzazione di punte di frecce e lance, coltelli e raschiatoi per la lavorazione delle pelli. 

    Da merce di scambio così ambita da guadagnarsi l’appellativo di “oro nero della Preistoria”, l’ossidiana venne rimpiazzata, intorno al 5000 a.C., dai metalli. Questo dato non diminuisce, però, il fascino di un materiale di millenaria tradizione, capace di incidere sull’evoluzione delle principali civiltà antiche, da quelle mesopotamiche a quella egizia, fino a quelle preispaniche americane. Lo studio dei frammenti di ossidiana, riconducibili a vulcani o depositi specifici, ha inoltre favorito la ricostruzione delle antiche rotte commerciali, mostrandoci una rete di scambi davvero sorprendente per l’epoca. Si pensi, infatti, che un’ossidiana cilena del vulcano Chaitén è stata rinvenuta a oltre 400 km di distanza dal suo giacimento originario.

    Le applicazioni nella modernità

    Attualmente l’ossidiana viene impiegata per fabbricare la lana di roccia, un silicato amorfo utilizzato come materiale isolante in ambito edilizio, industriale e navale.
    Inoltre, il fascino dell’oro nero della Preistoria è ancora vivo nella realizzazione di gioielli, vasi, statue e altri oggetti decorativi.

    E, in ambito scientifico, l’ossidiana risulta ideale per le applicazioni in cui viene richiesta un’azione di taglio particolarmente fine. Tale vetro vulcanico fu impiegato come lama per i bisturi, grazie al tagliente più affilato e a una superficie più regolare rispetto alla corrispondente strumentazione in metallo. Secondo alcuni studi, inoltre, le incisione effettuate con l’ossidiana favoriscono una rimarginazione più rapida dei tessuti e prevengono forme allergiche, dovute alle tracce metalliche presenti nelle lame in acciaio.

    Un grosso limite al loro utilizzo è però dato dalla fragilità: le lame in ossidiana non tollerano adeguatamente la pressione laterale e sono perciò più inclini a una pericolosa rottura. A questa problematica si sommano, infine, i costi, decisamente superiori rispetto alle lame in metallo. Per tali ragioni l’uso di strumentazione in ossidiana è limitato oggi al campo della chirurgia su animali da ricerca.

    Fonti: geopop.it, ilmeteo.net, wikipedia, vitantica.net

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