martedì 3 Ottobre 2023

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    La Dea Roma risorge a Porta Metronia in vetro dorato

    Gli scavi della Metro C di Roma hanno riportato alla luce un capolavoro d’artigianato: un rarissimo vetro dorato raffigurante la Dea Roma, personificazione leggendaria della Città Eterna.  

    L’iconografia

    Il tema iconografico non è nuovo all’arte classica, la raffigurazione della Dea Roma è presente su diverse monete, a partire dal 269 a.C., e su monumenti di spicco, come l’Ara Pacis Augustae e la colonna dell’imperatore Antonino Pio. 
    La novità del ritrovamento, avvenuto nei pressi della stazione di Porta Metronia, è legata tanto al soggetto quanto alla tipologia di supporto. Non era mai stato rinvenuto, infatti, un vetro dorato con la personificazione della città di Roma. La straordinaria finezza esecutiva e il perfetto stato di conservazione dell’oggetto, probabilmente risalente agli inizi del IV secolo d.C., ne tradiscono il valore e la storia. 

    Il reperto componeva originariamente il fondo di una coppa. Si trattava di un oggetto raffinato e prezioso, molto probabilmente un dono, che sfruttava la trasparenza del liquido per mostrare a commensali e coppieri “la nobile semplicità e la quieta grandezza” della Dea Roma. 
    La divinità, personificazione non solo della città di Roma, ma in generale dello Stato romano, vi è rappresentata in veste amazzonica, armata di lancia, scudo ed elmo decorato. Il volto di profilo, fiero ed elegante, con lo sguardo impegnato a scrutare l’orizzonte, si innesta su un busto massiccio, foriero di innumerevoli vittorie. 

    Origini e sviluppo della devozione

    Il culto della Dea Roma, affermatosi nel II secolo a.C., si nutrì di diverse tradizioni leggendarie. La più antica la identificò con la prigioniera troiana che si ribellò ad Ulisse, incendiandone la flotta, per fondare nel Lazio una nuova civiltà. Secondo altre versioni, la dea sarebbe invece la figlia o la moglie di Ascanio, primogenito di Enea e fondatore della città. O persino la moglie dell’eroe-protagonista del poema epico virgiliano.
    Fu grazie alla suggestione delle conquiste romane che la venerazione per la Dea Roma si diffuse principalmente nell’area orientale del Mediterraneo. Luoghi dove l’uso ellenistico della divinizzazione dei sovrani offriva terreno fertile per la creazione di una divinità di carattere politico

    Una tecnica tardo-imperiale

    La dea che “di tutto il mondo una città [fece]”, parafrasando un celebre verso del libro I del De reditu suo di Rutilio Namaziano, è realizzata attraverso l’antica tecnica dell’immagine in foglia d’oro. La lavorazione prevedeva che una decorazione in foglia d’oro venisse fissata con gomma arabica, abilmente grattata per ricavarne la figura, e fusa tra due strati di vetro. Una tecnica che contraddistinse la vetreria romana del tardo impero, quando diversi medaglioni decorati in oro di coppe e altri contenitori furono rimossi dal vaso originale e inseriti nelle mura della catacombe di Roma come segni funerari distintivi. 

    La storia del reperto

    Una sorte non del tutto dissimile segnò anche la conservazione del vetro dorato, rinvenuto alla stazione di Porta Metronia. Il fondo raffigurante la Dea Roma fu, con molta probabilità, tagliato e impiegato come elemento di arredo, esposto su un mobile o appeso a una parete. 
    Prossimamente il reperto verrà collocato in una teca dedicata presso la stazione-museo della metro di Porta Metronia, un luogo unico al mondo, dove si potrà ammirare il fascino della Roma riemersa.

    Fonti: romanoimpero.com; mediterraneoantico.it; Loreti, E. M. (1985). CONSIDERAZIONI SUL TIPO SCULTOREO DI ROMA SEDUTA. Archeologia Classica, 37, 171–181. http://www.jstor.org/stable/44366124

    Fonte immagine: ansa.it

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