Kintsugi, o kintsukuroi:è una antica pratica che significa, letteralmente, riparare con l’oro o l’argento.
Si tratta infatti dell’arte centenaria di utilizzare oro o argento liquido, o ancora una lacca dorata e impreziosita, per riparare gli oggetti che si sono rotti.
Questa tecnica permette infatti di ricomporre i frammenti di vetro grazie al metallo di grande valore e di grande eleganza, che salderà fra loro i cocci altrimenti scomposti e irrecuperabili.
In questo modo, da qualcosa di rotto o di imperfetto si trasformerà in un oggetto prezioso – non solo e non tanto dal punto di vista economico, ma soprattutto estetico.
Quante volte ci è successo di far cadere inavvertitamente un bicchiere, una brocca, una teiera o una ciotola? O ancora un piatto? Certo, la prima reazione è il dispiacere: si crede improvvisamente di aver compiuto un danno irreparabile, e di ritrovarsi perciò con soli scarti non recuperabili, e da gettar via.
Nel momento dello sconforto, vi è sempre un silver lining a cui affidarsi e a cui prestare attenzione. Guardiamo i nostri cocci, sparsi sul pavimento. A seconda dell’impatto, questi avranno assunto una conformazione unica.
E proprio da queste “crepe” potrà entrare la luce del kitsungi: basterà saldarle assieme non con una semplice colla, ma con del materiale prezioso – il loro particolare taglio, conferito dalla caduta, sarà così replicato e soprattutto valorizzato dalle “vene” dorate.
Ogni pezzo diviene irripetibile e unico nel suo genere: si supera la rottura e il danno, creando al loro posto, o proprio grazie a loro, valore ed eccezionalità.
Non si deve buttare ciò che sembra rotto, o ciò che si è utilizzato: il passato può sempre diventare qualcosa di prezioso, e dare vita a sempre nuove storie.
Si tratta in ogni caso di una tecnica tendenzialmente sviluppata da “professionisti”: occorre tanta maestria per comporre i cocci, e assemblarli nella loro forma originaria per creare nuovi oggetti.
Esistono numerosi kit, che prevedono in particolare la lacca dorata: muniti di guanti, basterà adagiarla con cautela sui bordi affilati dei frammenti in vetro, quindi attendere, premendoli assieme a due a due, quasi componendo un prezioso puzzle.
Gli eventuali eccessi di liquido legante andranno poi puliti con cura, utilizzando una lima o una spazzola: che renderà inoltre la superficie omogenea e levigata.
Il processo richiederà grande cautela, tempo, pazienza – e stupore. Vedremo piano piano il nostro oggetto (bicchiere, brocca o ciotola che sia) riacquistare la propria forma, e le crepe diventare venature dorate e luminose.
Questo l’insegnamento che ci lascia il kintsugi, e la più ampia filosofia dello wabi sabi: da una ferita può sempre nascere la perfezione, la bellezza e lo splendore.
E questo l’insegnamento che ci lascia il vetro: da un materiale in disuso, si può sempre riciclare nuova bellezza.
Fonte: www.meglioinvetro.it