Proseguiamo il nostro percorso tra i numerosi tipi di vetro e la nostra carrellata continua dalla lettera D arrivando alla lettera L.
Alla lettera D
Vetro duplicato o placcato: ha una colorazione ottenuta applicando uno o più strati di vetro incolore.
Con la lettera E
Vetro elettronico: è generalmente costituito da due lastre stratificate mediante elettrolita polimerico e trattate sulle superfici interne con depositi conduttori di elettricità ed altri film sottili. Questo tipo di vetro trova applicazione negli specchietti retrovisori ed in tettucci per auto.
Con la lettera F
Vetro di Falconnier: è un vetro molto robusto, è adatto per aperture in opere murarie e per simili lavori di costruzione.
Vetro in fibre: è costituito da filamenti sottili suddivisi tra fibre lunghe o continue e corte o fiocco. Le prime si ottengono con una tiratura mediante tamburo, le seconde con una filatura per forza centrifuga.
In quest’ultimo metodo, il vetro fuso cola al centro di un disco circolare che ruota alla velocità di 400 giri al minuto, e che è dotato di un bordo radialmente scanalato. Quindi il vetro è proiettato all’esterno in forma di fibre.
Nella tiratura mediante tamburo, il forno ed il dispositivo di filatura risultano in una filiera di platino-radio riscaldata elettricamente e provvista di ugelli di diametro ristretto.
I filamenti, che da qui fuoriescono, sono tirati da un tamburo di avvolgimento.
Le fibre di vetro sono impiegate nella preparazione di plastici rinforzati e nell’isolamento termico e acustico. Le fibre continue si usano per preparare tessuti che trovano largo impiego nella fabbricazione di tendaggi e di tessuti di arredamento.
Vetro filato: è usato per filtri in chimica, corrisponde alla denominazione data in passato a fibre di vetro ottenute da bacchette di vetro allo stato pastoso, stirate.
Vetro filogranato: utilizzato per decorazioni di vasi e simili applicazioni, è un tipo di vetro a filamenti colorati, paralleli o incrociati. Si ottiene da mazzetti di sottili filamenti vetrosi piegati a spirale, stirati e poi ricoperti con altro vetro incolore.
Vetri fotocromatici: possono variare il loro coefficiente di trasmissione in funzione dell’intensità della luce che li colpisce. Per azione degli alogenuri di argento in essi contenuti, questi vetri assumono colorazione grigia quando sono esposti alla luce solare: in questo modo funzionano da filtro, soprattutto per le radiazioni infrarosse. La colorazione grigia è conferita dall’argento metallico sprigionato dalle particelle di alogenuro e diminuisce con il venir meno della luce solare. I vetri fotocromatici sono utilizzati per le vetrate di edifici, per le vetrine dei negozi, per gli occhiali da sole e per le registrazioni fotografiche.
Vetri fotosensibili: sono capaci di dare origine ad una marcata nucleazione, in conseguenza dell’esposizione a raggi ultravioletti o a raggi X.
I germi di cristallizzazione possono crescere per riscaldamento, dando origine ad una fase cristallina, per accelerare la formazione della quale, occorre aggiungere al vetro ioni argento e ioni cerio.
Dopo l’immersione in soluzioni acide, è possibile creare, in questo tipo di vetro, fori e disegni di estrema precisione, come richiesto dall’industria optoelettronica.
Con la lettera G
Vetro di gel: si ricava dal riscaldamento di gel ottenuti per reazioni di idrolisi e policondensazione di composti metallorganici liquidi. Questo metodo di produzione, detto metodo sol-gel, consente di ottenere: vetri iperpuri, film sottili vetrosi applicabili a diversi materiali, prodotti vetroceramici e ceramici, una vasta gamma di vetri nitrurati. Questi contengono azoto e possiedono durezza, resistenza chimica ed alle rotture, refrattarietà elevata e particolari proprietà elettriche.
Vetro ghiacciato o ghiaccioli: caratterizzato da disegni in rilievo simili a cristallizzazioni di ghiaccio, si ottiene facendo solidificare della colla distesa su vetro opaco. Questo tipo di lavorazione dà origine a piccole scaglie che creano disegni di effetto.
Vetro ghiaccio: si ottiene per brusco raffreddamento degli oggetti in vetro soffiato e poi per ricottura. La prima fase della lavorazione serve per determinare appositamente innumerevoli incrinature nella massa di vetro.
Vetro di Jena: comprende diverse varietà di vetro, generalmente utilizzate per apparecchi di laboratorio ed ottica.
Con la lettera L
Vetro lamellare: è caratterizzato da resistenza alla disgregazione, è un materiale in lastre costituito da strati alternati di vetro e di materia plastica trasparente, sono incollati insieme con acetato di cellulosa e pressati in autoclave.
Vetri per laser o vetro laser: è un tipo di vetro utilizzato nella trasmissione di dati, in chirurgia e nella lavorazione dei materiali, sono vetri che hanno un’emissione stimolata di radiazioni monocromatiche.
Sono vetri sodico-calcici o borici, contenenti ossido di lantanio e torio.
Vetro di latte o latteo o vetro opalino: è un vetro traslucido a causa della dispersione di fluoruri, fosfati, ossidi e in conseguenza della formazione di bollicine gassose, di estrema piccolezza.
L’opalescenza dipende dalla diversità degli indici di rifrazione fra vetro e particelle eterogenee.
Vetro lungo: è un tipo di vetro caratterizzato da intervallo di lavorabilità piuttosto ampio.
Fonte: http://www.vitrum.it/home_testo.htm