Le conseguenze della guerra in Ucraina iniziano a ripercuotersi sulla vita quotidiana e i consumi degli italiani, palesando il momento di difficoltà vissuto da alcuni settori, tra cui la filiera del vetro. In diverse città italiane cominciano infatti a scarseggiare i prodotti confezionati in vetro. Il rischio, da evitare, è il ritorno a forme di packaging meno sostenibili.
I contraccolpi del conflitto
L’invasione russa ha inferto un duro colpo alla filiera del vetro. La catena di produzione dipende, in larga parte, da cinque grandi aziende su scala planetaria. E una di queste ha una serie di stabilimenti proprio in Ucraina e ciò pesa sulla produzione.
Inoltre, l’aumento del costo dell’energia e delle materie prime sta generando preoccupanti strozzature nel comparto e una drammatica carenza di vetro a livello globale.
La pandemia fa incetta di vetro
A tale situazione si sommano altre criticità, legate a cause più profonde. La filiera del vetro ha dovuto rispondere rapidamente ad una carenza di produzione, generata da un aumento inaspettato della domanda. Negli ultimi due anni, l’industria farmaceutica ha infatti richiesto centinaia di milioni di fiale per i vaccini anti-covid. Questa vertiginosa domanda ha imposto all’intero comparto la creazione di linee di produzione esclusive per tali forniture.
L’impellenza della transizione ecologica
L’altra linea dominante per la filiera del vetro è connessa all’urgenza della transizione ecologica e alla spinta dettata dalle politiche di sostenibilità locali e internazionali.
Questa dinamica ha indotto l’industria del packaging a puntare largamente sul vetro, il sistema di confezionamento più sostenibile a livello ambientale.
Tensioni nel settore agroalimentare
Lo scenario appena descritto giustifica la preoccupazione della filiera del vetro italiana, composta da una grande quantità di piccole e medie imprese, le quali acquistano la materia prima dai grandi produttori globali e la trasformano per rifornire il mercato agroalimentari di confezioni. A soffrire maggiormente, in quest’ambito, sarà il comparto del vino, dove non esistono packaging sostitutivi come lattine o cartoni.
Il pericolo di crisi strutturali per alcuni settori è dunque tutt’altro che astratto.
Fonti: Corriere del Mezzogiorno, Euronews