La nostra conoscenza della storia del vetro dipende solo in parte dai reperti archeologici che ci sono pervenuti dalle diverse epoche e società.
Il nostro sapere circa l’utilizzo, la provenienza e l’antichità dei manufatti in vetro è fortemente influenzato dalle rappresentazioni che di questo materiale sono state fatte nei dipinti. Tali raffigurazioni forniscono infatti un complemento strategico per la ricerca d’archivio e lo studio dei manufatti.
Gli albori del vetro nei dipinti
È difficile stabilire la data di prima apparizione di oggetti in vetro nelle arti visive. Presente come soggetto nelle pitture rinvenute a Pompei ed Ercolano, tale materiale ha da sempre ammaliato gli artisti grazie alla sua trasparenza e ad una natura estremamente fluida e cangiante, rappresentando una prova di irrinunciabile virtuosismo per i pittori più abili.
Tracciare una puntuale cronologia dei dipinti in cui compaiono oggetti in vetro è un’impresa pressoché impossibile; potrebbe essere invece utile tracciare una disamina delle diverse tipologie di raffigurazioni.
Rappresentazioni piuttosto antiche, come quelle di Vittore Carpaccio (protagonista della produzione di teleri a Venezia a cavallo tra il XV e il XVI secolo), ritraggono diversi modelli di vetri tra gli oggetti domestici. La Presentazione al Tempio, del pittore veneziano, mostra un meraviglioso esempio delle lampade pendenti comunemente prodotte nella Repubblica di Venezia.
Studi d’arte e Kunstkammern
Il vetro è anche uno degli elementi protagonisti delle rappresentazioni di studi artistici e Kunstkammern. Quest’ultimo termine si riferisce alle collezioni di oggetti d’arte, curiosità naturali, manufatti scientifici e rarità esotiche, popolari nei palazzi o nelle residenze aristocratiche europee, come simbolo di prestigio sociale e culturale.
Tale tipologia di dipinti testimonia il grande interesse che i collezionisti del Rinascimento nutrivano nei confronti del vetro, in quanto rappresentazione di lusso e benessere. Un magistrale esempio di questi dipinti fu realizzato da Jan Bruegel e Hendrick van Balen. Ne L’Allegoria dell’Inverno risalta infatti il gusto minuzioso per la raffigurazione di oggetti raffinati.
Nature morte
Il gruppo più ampio di dipinti in cui compare il vetro è dato dalle nature morte, fondamentali per la conoscenza del materiale e dei suoi utilizzi. Da disposizioni rigide e semplici a elaborate tavole apparecchiate, questi soggetti includono sia vetri prodotti localmente, è il caso dell’onnipresente Römer nelle nature morte olandesi del Seicento, ma anche oggetti di prestigio, façon de Venise, vanto di ricchi mercanti e mecenati.
La puntuale datazione di questi dipinti ci aiuta a definire la cronologia dei vetri ad oggi conservati in diverse collezioni. Ciò che è più complesso stabilire è, invece, la provenienza di questi manufatti, i quali rappresentarono per lungo tempo la principale risorsa di esportazione per molti paesi.
La diffusione del vetro in Europa e il moltiplicarsi dei centri di produzione contribuì a far decrescere l’interesse dei pittori verso il materiale, il quale smise di essere considerato un tratto distintivo delle èlite. Una dinamica che è nel contempo causa ed effetto della realizzazione di vetri meno fantasiosi nelle forme, piegati maggiormente alle loro proprietà di funzionalità e praticità.
Ma la storia del vetro nell’arte pittorica non si conclude qui. Prossimamente torneremo sull’argomento per analizzare l’iconicità di un materiale in costante dialogo con i soggetti, le società e le emozioni rappresentate.
Fonte: I nuovi quaderni dell’antiquariato. I vetri, Fabbri Editore, Milano (1991)
Fonte immagine: Vanitas with Violin and Glass Ball, Pieter Claesz, Public domain, via Wikimedia Commons