La situazione geopolitica interferisce pesantemente sulla serenità e produttività del settore del vetro cavo. Segnalavamo già nelle scorse settimane il grido d’allarme lanciato dalla filiera: i prodotti confezionati in vetro scarseggiano e il comparto del packaging trema.
Come si può invertire questa tendenza? Perché è necessario tornare a discutere con serietà di sistemi di deposito cauzionale del vetro?
Il comparto nazionale del vetro cavo primeggia
Partiamo con un breve excursus sulla filiera. Ogni anno, in Italia, 39 stabilimenti producono circa cinque milioni di tonnellate di vetro cavo, per un totale di dieci miliardi di contenitori. Un giro di affari che si aggira sui due miliardi e mezzo di euro. E negli ultimi due anni la nostra nazione si è imposta come leader europea per quantità di vasi e bottiglie prodotti.
Il rischio dell’importazione
Nonostante questi risultati considerevoli, l’Italia è tra i primi paesi del Vecchio Continente a importare vetro. Ne acquistiamo un milione di tonnellate. Il vetro importato proviene principalmente da Turchia, Portogallo, Germania e Ucraina, dove sono presenti alcune importanti vetrerie. Ma proprio in Ucraina, tre forni sono stati bombardati e uno è stato chiuso in via preventiva.
Questa dipendenza, sommata alla carenza di vetro e materie prime, al contemporaneo aumento della domanda e ai rincari sul costo del carburante e dei trasporti, ha generato un preoccupante cortocircuito.
Le criticità
Attualmente le aziende del beverage non hanno disponibilità di vetro o comunque essa è fortemente contingentata, sfavorita anche dall’aumento dei prezzi, prossimo al 30%.
Ciò si tradurrà in un incremento del 20-25% nel costo della bottiglia allo scaffale per il consumatore finale.
Questa situazione pare pressoché assurda se si considera che il vetro è un prodotto infinitamente riciclabile e riutilizzabile. Ed è per sanarla che (ri)entra in gioco il sistema del deposito cauzionale.
Cos’è il sistema di deposito cauzionale del vetro?
I nostri lettori più maturi avranno forse un déjà-vu sentendo parlare di deposito cauzionale o di vuoto a rendere per il vetro. Ma è opportuno fare una premessa per quanti non conoscono questa modalità, che ha avuto un largo successo nei paesi europei, ma un ingiustificabile declino in Italia.
Il deposito cauzionale prevede che venga applicato un costo (deposito) all’acquisto del contenitore, che può essere riscattato, ossia restituito, al consumatore una volta che tale contenitore viene restituito.
Questa soluzione contribuirebbe a migliorare ulteriormente la raccolta del vetro, contenendo la quantità di bottiglie disperse (in Italia ogni anno se ne contano 700 milioni).
L’esempio lituano
Puntare sul deposito cauzionale significa inoltre massimizzare la circolarità della filiera del vetro, affrancandosi, per una quota corrispondente, dalle necessità di importazione dall’estero.
Il sistema di deposito cauzionale funziona oggi in dieci nazioni europee, di cui la più virtuosa è la Lituania. Nel Paese i supermercati sono obbligati per legge a imporre una caparra di dieci centesimi ai consumatori sull’acquisto di ogni bottiglia di vetro (ma anche di plastica o lattina di alluminio). Il consumatore per riprendere la caparra deve restituire poi la bottiglia in appositi distributori automatici, posizionati davanti ai supermercati. Il distributore emetterà infine un ticket per riscuotere i soldi o ricevere un buono spese.
Con questo sistema la Lituania ha scongiurato l’emissione di 152 mila tonnellate di CO2, portando la percentuale di bottiglie riciclate dal 30 al 90% in soli tre anni.
Cosa accade alle bottiglie?
I contenitori di vetro vengono smistati: una parte viene riciclata, mentre l’altra riutilizzata. Il sistema di deposito cauzionale consente così di ammortizzare il costo delle bottiglie, che vengono riusate in media una decina di volte. E impone ai produttori di assumersi la responsabilità dei propri imballaggi, come richiesto dalle direttive europee.
Gli effetti concreti del Deposit Return System (DRS) sono facilmente visibili e alimentano una dinamica virtuosa che aumenta la consapevolezza di produttori e consumatori rispetto alla sostenibilità ambientale del proprio Paese.
Italia: una riforma a metà
Mentre i tassi medi di intercettazione degli imballaggi per bevande nei DRS attivi nel Vecchio Continente superano il 90% e le istituzioni UE considerano un possibile approccio comune al DRS, come si comporta l’Italia?
La legge sul deposito cauzionale è fatta, manca però il decreto attuativo. Nel decreto Semplificazioni dello scorso luglio anche in Italia è stata infatti inserita una norma che prevede il deposito cauzionale. Entro novembre 2021 il Ministero della Transizione Ecologica avrebbe dovuto adottare il regolamento attuativo, al fine di stabilire modalità di funzionamento e tempistiche; ma così non è stato.
Il rischio è dunque che la modifica legislativa approvata resti lettera morta. E a pagarne le conseguenze saranno le nostre aziende, il nostro ambiente e, non da ultimo, il nostro portafoglio.
Fonte: rai.it, economiacircolare.com