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martedì 20 Maggio 2025

traduzione automatica

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    Un’installazione in vetro per accogliere i viaggiatori e unire le culture

    Una delle più spettacolari installazioni in vetro al mondo si trova in un luogo inaspettato: il Bahrain International Airport. Varcata la soglia dell’aeroporto, i passeggeri vengono accolti da una straordinaria composizione di luce e colore.
    Tale installazione in vetro non si limita ad abbellire lo spazio, ma lo riconfigura. Da passaggio neutro, da “non-luogo”, secondo l’illuminante definizione dell’antropologo Marc Augé, l’aeroporto diviene, grazie al vetro, un luogo di incontro di culture, tra memorie e simboli.

    Un capolavoro di arte contemporanea

    Con i suoi 34 metri di larghezza e 17 di altezza, l’installazione, intitolata “Concordia”, è una delle più imponenti mai realizzate in vetro colorato. 
    Ma non è solo la dimensione a renderla speciale. Il progetto, firmato dal grande maestro dell’arte vetraria contemporanea, Sir Brian Clarke, fonde stili, simbologie e riferimenti culturali in una narrazione visiva che celebra l’unione tra Oriente e Occidente

    Scienza e maestria

    La monumentale installazione in vetro rappresenta un’impresa ingegneristica di rilievo. Composta da 127 pannelli, per un peso complessivo di circa 32 tonnellate, l’opera è il risultato di oltre due anni e mezzo di lavoro. Il complesso processo di progettazione e costruzione ha coinvolto ben 21 professionisti tra designer, ingegneri e artigiani. 

    Un’installazione in vetro come ponte culturale

    Nel vetro, l’ideatore ha trovato la metafora perfetta per esprimere il dialogo tra le culture. I motivi ornamentali che rimandano al paesaggio e alla spiritualità del Bahrain (gelsomini, falchi, libellule) si intrecciano a suggestioni provenienti dall’arte islamica e da quella occidentale: dagli arazzi medievali alle miniature dei Books of Hours. “Concordia” non è solo un esercizio estetico, ma un vero e proprio manifesto visivo di coesistenza e armonia.

    Restituire identità ai luoghi

    In uno scenario urbano dominato da velocità, anonimato e transitorietà, un’installazione in vetro come “Concordia” risponde con la bellezza, la lentezza e la permanenza. Dove regna il transito, essa crea radicamento. Dove tutto è standardizzato, introduce unicità. Così l’aeroporto, simbolo per eccellenza dei non-luoghi, si carica di senso, diventando spazio di esperienza e riconoscimento collettivo.

    Quella di “Concordia” è una lezione preziosa per architetti e progettisti: la materia, se usata con consapevolezza e visione, può ridefinire i contorni simbolici degli spazi pubblici. Il vetro, nella sua trasparenza e forza, si conferma protagonista della rigenerazione urbana e culturale.

    Fonte: arte.sky.it

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