Avventuriamoci alla scoperta di un’antica arte vetraria che affonda le sue radici nella Murano rinascimentale e che continua oggi ad incantare per la sua raffinata eleganza: la filigrana.
Questa tecnica produce affascinanti effetti di luce e colore, grazie alla maestria dei vetrai, capaci di imprigionare sottili fili di vetro o lattimo all’interno della massa vitrea, evocando l’effetto di preziosi merletti.
I materiali e la procedura
Le mani dei vetrai allineano con precisione le sottili canne di vetro, accuratamente preparate, contenenti fili rettilinei o intrecciati di lattimo o vetro colorato. Queste canne vengono disposte su una superficie metallica, secondo un disegno prestabilito, e sono riscaldate fino a fusione per formare un unico blocco.
Mediante una canna, il vetro, riscaldato nuovamente, viene soffiato in funzione della forma desiderata. Durante questo processo, i fili di lattimo si allungano e deformano creando il caratteristico effetto della filigrana.
Il vetro viene quindi lasciato raffreddare lentamente affinché non subisca rotture. E può essere ulteriormente lavorato o decorato, applicando altre tecniche vetrarie.
Filigrana: lavorazioni e varietà
Esistono diverse varianti della tecnica della filigrana, che si contraddistinguono per caratteristiche e rese estetiche differenti. La tecnica originaria è quella della mezza filigrana, da cui hanno preso piede le successive: a reticello (o doppia filigrana) e a retortoli (o zanfirico).
La tecnica della mezza filigrana si impose tra il secondo e il terzo decennio del XVI secolo per la realizzazione di vasi, bicchieri, piatti, caraffe e altri oggetti arricchiti da una preziosa decorazione. Per questa lavorazione, la massa vitrea viene inizialmente modellata secondo una forma cilindrica e poi nuovamente scaldata e marmorizzata per essere modellata dal maestro vetraio. Il risultato finale conferisce al manufatto un effetto leggero e arioso, favorito dai fili di filigrana che contribuiscono a dare movimento alla trasparenza del vetro.
La variante della filigrana a reticello si affermò a Murano intorno alla metà del XVI secolo. Questa tecnica prevede l’utilizzo di due soffiati cilindrici a mezza filigrana con andamento a spirale opposto, collocati uno dentro l’altro e fatti aderire per ottenere un unico cilindro in cui i fili compongono un reticolo a losanghe, al centro delle quali resta racchiusa una piccola bolla d’aria, per un effetto visivo ordinato e simmetrico.
La tecnica della filigrana a retortoli fu brevettata nel 1527 e divenne rapidamente uno dei cavalli di battaglia delle vetrerie muranesi. Questa lavorazione prevede l’impiego e l’unione a caldo di canne di vetro cristallo che contengono fili intrecciati tra loro di lattimo o vetro colorato. Si produce così un tessuto vitreo che viene lavorato e soffiato per ottenere la forma ricercata. Una forma che trae forza dall’effetto dinamico e vorticoso dei fili di vetro ritorti.
Aldilà delle diverse varianti di tale tecnica, ciascuna con caratteristiche e risultati differenti, la filigrana continua ad affascinare gli estimatori del vetro per la combinazione di abilità artigianale, creatività e conoscenza circa le proprietà di questo stupendo materiale.
Fonti: zogia.it, lestanzedelvetro.org