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giovedì 21 Novembre 2024

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    Castello Sforzesco: un hub carico di storia per The Italian Glass Weeks

    Nove giorni ci separano dalla giornata inaugurale di The Italian Glass Weeks, il principale evento europeo, inserito nel programma ufficiale del 2022 United Nations International Year of Glass, che l’Italia dedica al vetro artistico, industriale e del design. La kermesse, in scena dal 10 al 25 settembre nelle città-simbolo di Milano e Venezia, è composta da una vasta gamma di appuntamenti legati al mondo del vetro, organizzati da musei, fondazioni e istituzioni, ma anche da aziende a privati. 

    La settimana milanese

    L’obiettivo della rassegna, nata dalla fusione di Vision Milan Glass Week e The Venice Glass Week, risiede nella sensibilizzazione di istituzioni, imprese e consumatori circa l’eccellenza del vetro e del Made in Italy a livello globale.
    In particolare, dal 10 al 18 settembre, The Italian Glass Weeks animerà il capoluogo lombardo con una serie di eventi imperdibili. 

    Il Castello Sforzesco

    Uno degli hub della settimana milanese sarà il Castello Sforzesco, monumento storico della città e sede di Musei e Istituti Culturali. Il Castello Sforzesco ospiterà infatti diversi momenti legati a The Italian Glass Weeks, tra cui:

    • la mostra “Milano di vetro: dall’antichità al contemporaneo”, dal 7 al 25 settembre nel Cortile della Rocchetta;
    • sei visite guidate gratuite alle collezioni del vetro artistico nei musei del Castello, nelle giornate del 10 e 11 settembre;
    • laboratori e visite pensate per i più giovani, dal 13 al 18 settembre.

    Una location simbolica

    La scelta del Castello Sforzesco come sede di importanti appuntamenti di The Italian Glass Weeks è sicuramente iconica; il monumento, poco distante dal centro storico, è infatti uno dei principali simboli di Milano. I suoi sette secoli di storia lo rendono un luogo affascinante e significativo in rapporto alla città e alla sua evoluzione. 

    La rocca viscontea

    Cerchiamo ora di ricostruire la storia secolare del Castello sforzesco, oggi caro ai Milanesi, ma considerato in passato come un emblema di tirannide.

    La costruzione di una fortificazione fu avviata nella seconda metà del Trecento dalla dinastia viscontea, che deteneva la signoria di Milano da quasi un secolo. Galeazzo II Visconti costruì infatti una rocca a cavallo della cinta medievale, inglobando la pusterla di Porta Giovia. Il successore, Gian Galeazzo, aggiunse alla costruzione gli edifici per gli alloggiamenti delle truppe stipendiate. Le due parti della struttura, separate dal fossato della cinta medievale, vennero collegate da Filippo Maria, l’ultimo dei Visconti. Nello stesso periodo il Castello, dalla pianta quadrata di circa 180 metri di lato, munito di quattro torri, anch’esse quadrate, e di un ampio recinto, divenne residenza.

    L’intervento di Francesco Sforza

    Nel 1447, alla morte di Filippo Maria, privo di eredi maschi, i Milanesi proclamarono la Repubblica Ambrosiana e la dimora di Porta Giovia, emblema del potere signorile, venne in parte danneggiata. Ma il capitano di ventura Francesco Sforza, marito di Bianca Maria Visconti, figlia di Filippo Maria, avviò la ricostruzione nel 1450 per farne la sua residenza, dopo aver assunto il controllo di Milano.
    Francesco Sforza, da abile politico, si preoccupò di rinnovare il castello visconteo, giustificando la ricostruzione (di un edificio non amato dai cittadini) con il desiderio di abbellire la città e di dotarla di una difesa contro i nemici.

    Un forte inespugnabile

    Coerentemente con l’ultimo scopo, Francesco Sforza incaricò architetti e ingegneri militari di rafforzare il castello. In particolare, sotto la direzione di Bartolomeo Gadio, il castello subì delle modifiche significative: vennero aggiunte due massicce torri angolari rotonde, con rivestimento in serizzo a punta di diamante, più consone a resistere alle artiglierie dell’epoca, e venne fortificata e ampliata la “Ghirlanda”, la cortina muraria posta a difesa del fronte settentrionale.

    Lo sfarzo di una corte

    A proseguire con i lavori fu il primogenito di Francesco Sforza: Galeazzo Maria, che si trasferì nel Castello con la moglie Bona di Savoia e la sua corte. In pochi anni vennero portate a termine la Rocchetta e la Corte Ducale, si affrescarono le sale e venne costruita e decorata la Cappella Ducale.
    Nel 1477, sotto la reggenza di Bona di Savoia, fu costruita la torre centrale, che ancora oggi porta il suo nome.
    Due anni dopo si appropriò del potere Ludovico Maria, detto il Moro, fratello di Galeazzo Maria. Colto e amante delle arti, il Moro fece del Castello Sforzesco una delle corti più fastose d’Europa, affidando la decorazione di alcune sale ad artisti del calibro di Bramante e Leonardo.

    Il Castello Sforzesco in mani straniere

    Caduto sotto il dominio francese allo scadere del XV secolo, il Ducato di Milano fu conteso, in soli trent’anni, da Francesi, Imperatore germanico e Sforza. Furono anni complessi per la città e il suo Castello, con il crollo della Torre del Filarete nel 1521. Nel 1536 l’edificio fu ceduto al re di Spagna Carlo V e perse il suo ruolo di dimora signorile, che passò al Palazzo Ducale, divenendo sede della nuova cittadella, occupata dalle truppe iberiche.
    Don Ferrante Gonzaga, luogotenente dell’Imperatore, promosse dal 1549 un’opera di difesa all’avanguardia, la quale proteggeva il Castello con una fortificazione a stella a dodici punte.  

    La triste stagione austriaca

    Nel 1706 il dominio della città passò agli Asburgo d’Austria. Per gli ambienti sforzeschi fu un periodo di decadimento: le sale subirono numerosi danni e si deteriorano le volte, gli affreschi e le decorazioni a stucco. Sola testimonianza del dominio asburgico nel Castello è la statua nivea di San Giovanni Nepomuceno, santo boemo protettore degli eserciti austriaci.

    La parentesi francese

    Dopo un primo tentativo respinto, operato da un gruppo di milanesi filofrancesi, nel giugno del 1796 il Castello fu in mano francese. Già in quell’anno, una prima petizione popolare chiese l’abbattimento dell’edificio, inteso come simbolo dell’antica tirannide. Con decreto del 1800 Napoleone ne ordinò la totale demolizione, intrapresa dal 1801, con l’abbattimento della cittadella stellata. Il vuoto da essa generato favorì lo sviluppo di un progetto dalle forme neoclassiche, dotato di un’immensa piazza semicircolare, il Foro Bonaparte. I lavori si interruppero subito e nel 1815, con il Regno Lombardo-Veneto, a Milano rientrarono gli Austriaci. 

    Luogo simbolo delle Cinque Giornate

    Durante le Cinque Giornate (18-22 marzo 1848) il Castello fu prigione per i Milanesi arrestati dagli Austriaci e luogo da cui Radetzky fece bombardare la città. Rientrati per quattro mesi in possesso della città, i Milanesi provvidero poi ad abbassare le torri rotonde, mentre nel 1859 si concluse definitivamente la dominazione austriaca. Il Castello fu assaltato e depredato dai Milanesi, che prelevarono armi, suppellettili e denaro, destinato alle truppe.

    I restauri della seconda metà del XX secolo

    Dopo un lungo e acceso dibattito circa le sorti del Castello, la cultura storica prevalse e, con essa, la posizione dell’architetto Luca Beltrami, che sottopose l’edificio ad un diffuso restauro, volto a recuperare la forma voluta dalla signoria Sforza. Il rifacimento ebbe termine nel 1905, con l’inaugurazione della Torre del Filarete. Nella vecchia piazza d’armi vennero inoltre piantati centinaia di alberi per realizzare il nuovo polmone verde cittadino, il Parco Sempione; mentre il Foro Bonaparte fu costruito a scopo residenziale anteriormente al castello.
    Nel corso del XX secolo, il Castello Sforzesco venne danneggiato per poi essere ristrutturato dopo la seconda guerra mondiale. Negli anni Novanta fu, invece, costruita in piazza Castello una grande fontana, su ispirazione di quella rimossa negli anni ‘60, durante i lavori per la costruzione della prima linea metropolitana.

    Una sineddoche autorevole

    Una storia e un presente tanto prestigiosi non possono che accogliere con la dovuta rilevanza un materiale strategico per un futuro sostenibile e sicuro, promosso da un’economia circolare.
    Ma il Castello Sforzesco è anche la location ideale per esibire un altro lato del vetro: la tradizione secolare che dona credito e splendore alle sperimentazioni del Made in Italy. Tra Castello Sforzesco e realtà vetraria si verrà così a creare una potente sineddoche, figlia del fascino, tutto italiano, per un’arte che alimenta diversi ‘mondi’ e settori. 

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    Fonti: milanocastello.it, wikipedia

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