Una collaborazione tra Lulu Harrison, studentessa del MA Material Futures, e lo studio londinese Bureau de Change ha portato allo sviluppo di una serie di piastrelle con motivi geometrici in “Thames Glass”. Si tratta di un biovetro prodotto a partire da gusci di cozze.
Il potenziale dei materiali di scarto
I fondatori dello studio inglese hanno esplorato la possibilità di adoperare questo biovetro, realizzato con gusci macinati delle cozze quagga, in combinazione con sabbia locale e cenere di legno di scarto, per rivestire gli edifici in modo ecologico. Insieme a Harrison, hanno creato una serie di piastrelle per facciate in vetro colorato, con motivi ispirati ai comignoli in terracotta del XIX secolo.

Un materiale sostenibile
Le piastrelle in biovetro sono state presentate in occasione della mostra Beautility: How Fusing Beauty and Function Can Change the World, svoltasi nell’ambito della London Craft Week. Ed è proprio la loro bellezza, combinata alla praticità, e soprattutto alla sostenibilità, a farle emergere.
Il Thames Glass offre un’alternativa ancora più green del vetro, perché utilizza materiali di scarto locali. I gusci di cozze Quagga finiscono spesso nelle discariche del Regno Unito. Le specie invasive e non autoctone causano infatti blocchi nei tunnel di trasferimento dell’acqua del Tamigi e devono essere rimosse.
Uno sguardo al passato
Thames Glass nasce in principio grazie alla collaborazione tra Harrison e una società di servizi pubblici per trarre opportunità da questo scarto naturale. Ma solo grazie all’intervento di Bureau de Change, l’applicazione di tale biovetro si è indirizzata verso il settore architettonico.
E l’ispirazione è fornita dai motivi dei camini in terracotta e dalle condutture idriche londinesi, sviluppati da Royal Doulton a metà del XIX secolo.

Rigenerazione del lungofiume
In linea con questa ispirazione, Bureau de Change ha immaginato di dare nuova vita ai pub e alle locande abbandonate sulle sponde del Tamigi. La riqualificazione di questi luoghi potrebbe infatti essere facilitata dalla lucentezza delle sagome architettoniche costruite con piastrelle in biovetro. Le proprietà di questo materiale trasformano le strutture in veri e propri “fari” cittadini che richiamano l’attenzione degli avventori, illuminando il lungofiume.
Tra criticità e fascino
Il biovetro Thames Glass potrebbe avere un futuro in ambito architettonico, ma dovrà prima superare diverse sfide. Innanzitutto la natura artigianale è un pregio e nel contempo un limite: ogni piastrella è unica per colore e finitura e le imperfezioni sono comuni. Come sottolinea uno dei fondatori di Bureau de Change: “Ogni piastrella ha la sua micro-trama che interagisce magnificamente con la luce. Insieme alla grana del materiale, le tracce del processo di colata creano profondità e valorizzano i motivi vittoriani”.
Infine, testare e certificare le piastrelle in termini di sicurezza e durata sarà un compito difficile.
Trovando il giusto grado di solidità è possibile che il biovetro si imponga come materiale sostenibile ed esteticamente accattivante nella realizzazione delle facciate degli edifici.
Fonte: dezeen.com
Fonte immagini: dezeen.com